Il passaggio generazionale del patrimonio in Italia


L’Italia è un Paese dove l’imposizione fiscale è forse fra le più alte d’Europa sia sul fronte della tassazione dei redditi che delle proprietà immobiliari in primis, basti pensare all’IMU, Tasi, Tari ecc..
Per quanto riguarda, invece, la tassazione sul passaggio generazionale del patrimonio, il nostro Paese rientrerebbe ancora oggi fra i “Paradisi Fiscali” se paragonassimo la normativa fiscale italiana attuale con il resto d’Europa, infatti in Italia l’imposta sulle successioni e donazioni in linea diretta è pari al 4% sulla quota donata/ereditata eccedente 1 milione di euro ( franchigia applicata per ogni soggetto), 6% sulla quota donata/ereditata eccedente la franchigia di 100.000 euro da fratelli/sorelle, 6% senza franchigia per altri gradi di parentela fino al 4 grado e Affini fino al 3 grado, 8% sulla quota donata/ereditata dal altre persone senza nessuna franchigia.
Basti pensare che
Da qualche tempo si vocifera che lo Stato italiano stia valutando la possibilità di effettuare delle modifiche alle attuali norme fiscali che riguardano il passaggio generazionale dei patrimoni e che i rischi di un aumento delle aliquote di successione e di riduzione delle franchigie sono concreti. Alla luce di ciò sono tanti i soggetti che cercando di anticipare le mosse del Governo stanno pensando di ricorrere al più classico degli atti fra vivi, la donazione, per trasferire parte o tutto il patrimonio in modo da essere meno gravati rispetto a quanto si paventa all’orizzonte.
Sarebbe bene sottolineare che però anche la formula della donazione presenta dei rischi operativi da tenere in considerazione, in quanto soprattutto per le donazioni che hanno per oggetto beni immobili il rischio è quello di avere dei problemi nel caso di futura commercializzazione dei beni donati stessi. Infatti l’acquirente di un immobile donato potrebbe trovarsi coinvolto in azioni di restituzione da parte di altri eredi legittimari che siano stati lesi della loro quota legittima e che pertanto possano vantare delle pretese ereditarie.
A tal proposito se nell’ambito di un contenzioso il patrimonio di un donatario non fosse sufficiente a soddisfare le ragioni di possibili legittimari lesi, il terzo acquirente potrebbe subire l’azione di restituzione dell’immobile già acquistato a meno che siano trascorsi 20 anni dalla trascrizione della donazione senza che i legittimari abbiano fatto opposizione.
Ricordiamo altresì, che anche le donazioni fatte in vita vanno a costituire, al momento dell’apertura di una successione, parte del patrimonio del de cuius e pertanto soggetti ad eventuale azione di restituzione a seguito di ricorso dei legittimari.
Per tutte le ragioni appena esposte, l’acquisto di un immobile donato trova le resistenze giustificate di molte banche a concedere mutui per tale finalità.
La normativa fiscale italiana sulla proprietà mobiliare ed immobiliare è in rapida evoluzione e proprio in ragione di ciò è sempre più necessario valutare bene la composizione del proprio patrimonio tenendo conto di tutte le possibili implicazioni con l’aiuto di un professionista che possa fornirci delle indicazioni valide.